Il terzo segreto di Fatima? Te lo svela il barista.. o forse no? - Davide Cobelli

Il terzo segreto di Fatima? Te lo svela il barista.. o forse no?

Maggio 4, 2013

Oggi vorrei parlarvi della mia visita presso un bar “ipotetico” (ma forse no!) che applica gli stessi parametri descritti nell’Articolo apparso il 24/4/13 in molti quotidiani (anche nazionali).

Qui il link all’articolo

Il Bar in questione (sempre ipotetico!) si vanta, come quelli nell’articolo, di aver trovato la soluzione alla crisi e di essere “onesto” verso i propri clienti dando loro il proprio espresso (se notate di solito uso il maiuscolo per questa parola, ma a volte non vale proprio la pena..) a 50cents a differenza dei carissimi e disonesti “colleghi”.

Svelando il “terzo segreto di Fatima” denuncia che il caffè “hanno diritto di permetterselo tutti”, di conseguenza la sua coscienza gli ha suggerito di tagliare il prezzo riprendendo solo il costo della materia prima (e di guadagnarci pure!).TAzzina vuota

Ritornando al mondo “vero” della carta stampata, nell’articolo in questione si fa riferimento a delle semplici “regole Massoniche” che finalmente grazie agli intervenuti sono “Pubbliche”: comprare una “miscela” (anche in questo caso minuscolo..) a 25€ per un Kg e farci “X” espressi, quindi il costo calcolato nell’articolo è di circa 20cents a tazza (qui basta fare una divisione.. per arrivare a 125 espressi, uhm…8 gr di polvere..sarebbe quasi troppo bello).

Nell’articolo (lo dico per dovere di cronaca) c’è chi dichiara che gli altri 30 cents sono tutto guadagno e quindi in fin dei conti sono gli altri che ci ricaricano troppo, “è un fatto di onestà!” (uhm.. forse qualche docente di economia aziendale avrebbe delle perplessità)

Torniamo alla mia visita di oggi in uno di questi esercizi pubblici dunque (ovviamente non quelli che sono pubblicizzati sul giornale! nooo…).

Appena entrato mi accorgo che qualcosa mi manca: non un tovagliolino, non una bustina di zucchero, non un pacchettino di caffè, non una tazza, nulla che abbia un marchio o un logo di qualche sorta di torrefazione.. strano che chi ha un “grande prodotto” come il suo (poi vedrete il perchè…) non abbia alcunissimo simbolo in nessun modo scritto da qualche parte.

Gli do per il momento il beneficio del dubbio, conosco alcuni piccoli torrefattori che preferiscono dare solo il proprio prodotto, il resto se lo compra l’esercente.

chicchiArriviamo al bancone (non ero solo in questa “ipotetica” esperienza extrasensoriale!) e qualcosa mi colpisce, il barista saccente che guarda l’estrazione di un espresso e dice “oggi non so perchè ma non riesco a non fare una “crema”, sarà il tempo ma oggi è proprio una crema questo caffè!” lo dice con tanto orgoglio ad alta voce rivolgendosi a degli avventori appoggiati al Bancone, con tale pienezza di sè che ovviamente mi fa un po sorridere, nel frattempo rammenta loro che, “essendo festa il caffè costa normale, ma in giorno feriale vi costerebbe la metà” (oggi è festivo).

Ordino “due caffè” appositamente per non metterlo in imbarazzo (e per non creare in lui un dubbio eventuale di avere di fronte qualcuno che sa riconoscere un caffè, da un Espresso).

Gli si gonfia il petto, finalmente potrà di nuovo “creare” la crema..

tum..tum.. toglie il fondo dal filtro,

click.. clik.. due dosi di polevere sono nel filtro,

stum.. aggancia il porta filtro al gruppo,

(vi siete accorti anche voi che non ha nemmeno pressato la polvere?!?!?!)

tic.. aziona l’erogazione,

mentre lui guarda la sua “opera d’arte” con viva soddisfazione, essa inizia a uscire dai beccucci, un flusso chiaro(troppo chiaro!), veloce(troppo veloce!), voluminoso(troppo voluminoso per un Arabica!),

finalmente, dopo 15 secondi netti, la spegne e finisce la tortura.

Guarda nella tazza con fierezza e solennemente mi porge il SUO caffè.

In tazza, come vedete, l’espresso è ben più alto del normale, potrei dirvi di 5cl circa (sempre in 15 secondi di estrazione!), lo bevo? No… non ce la faccio, non riesco, no , dai non costringentemi!

Vabbè per amor di critica ci provo…

Intanto lo guardo: è pallido, con una superficie grossolana, mi avvicino e un profumo di legno secco mi pervade le narici..

Ma vado avanti..LO FACCIO PER VOI! (tanto è solo pura fantasia no?)

Lo bevo (ne assaggio un sorso per la verità) e subito mi pare piatto, scarico di sapore, pochi istanti dopo arriva la prima cattiva sorpresa: il mio palato e la mia lingua si “prosciugano”.

Chiedo di pagare e me ne vado lasciando 2€ per due caffè che non ne valgono più di 50cents (di due però!).

Prima di uscire chiedo al gestore di che marca fosse il caffè che usa, e lui con fare elusivo mi dice che lo prende a Padova da un micro torrefattore… e lascia in sospeso il resto, alchè io lo incanzo chiedendogli da chi… ma lui mi risponde che preferisce non dirlo preferisce che rimanga “un segreto”.

Io me ne vado sorridendo tra me e me, poco dopo arriva seconda sorpresa: una volta arrivato a casa la lingua è ancora con quella sensazione, ed è veramente vergognoso che si possa permettere a certa gente di lavorare.

Questo “bravo e onesto” esercente ha avuto in passato, allo stesso modo degli altri nell’articolo linkato, il giusto rilievo con tanto di titoli sui giornali per la sua bontà e onestà intellettuale (ma per fortuna la mia è solo una visita “virtuale” in un modo pieno di cialtroni e ciarlatani immaginari, altrimenti mi sarebbe toccato scrivere un articolo al riguardo..)

In Italia succede anche questo!

by Davide Cobelli

 


6 Comments

on Il terzo segreto di Fatima? Te lo svela il barista.. o forse no?.
  1. fabio
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    Cavolo, certo che anche tu, per i tuoi viaggi ipotetici, potevi scegliere un giorno feriale qualsiasi! 😉

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      Che ti devo dire Fabio, quando la fantasia va, non c’è giorno che la tenga.. 😉

  2. lucio
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    Ciao davide,
    ho letto con interesse il tuo articolo,mi piacerebbe sapere se secondo te è possibile al giorno d’oggi offrire per 50 centesimi una buona tazzina di caffè al bar senza rimetterci,secondo me si.
    Da quel poco che inizio a capire con 14 euro al kg riesci a comprare una ottima miscela di caffè.
    Sei d’accordo?

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      Ciao Lucio, sarò franco. (scusa il gioco di parole!)
      No, non puoi.
      Con 14€ al kilo compri un ottima miscela per farci il tiramisù con il rischio di rovinarlo, il problema è che in Italia pensiamo che con 14€/kg le miscele siano di ottima qualità, invece sono mediocri e di media-scarsa qualità.
      Una miscela venduta a quel prezzo costa forse 2€/kg al torrefattore, che poi deve ricaricarci una bella fetta per la gestione e lavorazione e vendita della stessa. Se poi contiamo il “Comodato d’uso” che in Italia spopola da 20 anni allora a 14€ ti rimane gran poco da mettere nel sacchetto.
      Con 2-3€ il torrefattore compra caffè di qualità inferiore e di provenienze generiche (mischiati tra loro ad esempio).
      La percezione di qualità in Italia manca, lo dico senza timore di smentita, il consumatore non ha idea di cosa sia la qualità e pensa che 1€ per un Espresso sia tanto.
      Il mondo è diverso da questo “castello di cristallo” che ci hanno costruito intorno per decenni, dove ci hanno abituato a caffè di cattiva qualità che noi abbiamo oramai assimilato come “buoni”.
      Inoltre, per tornare alla tua domanda originaria: ci campo se vendo a 50cents l’espresso?
      No, a meno che non compri caffè di medio-bassa qualità, quindi dai un prodotto mediocre.
      I fattori che concorrono al prezzo della tazzina non sono solo quelli della materia prima caffè, altrimenti il giornale dovrebbe costare 15-20 cents (carta ed inchiostro!), i fattori sono tantissimi: attrezzature (una macchina e macinacaffè di decente fattura cosatano intorno ai 5000€, ogni 5-7 anni circa sono da cambiare), la manutenzione delle attrezzature (cosa che in italia si fa pochissimo!), la pulizia, la manodopera qualificata (forse è sconosciuto a molti ma non è sufficiente schiacciare un bottone), tazze, lavaggio, e non ultimo la gestione del locale che va spalmata su tutti i prodotti in vendita caffè compreso).
      Ora, è chiaro che a un okkio poco attento e a persone non professioniste possa sembrare che spendere 20cents di caffè e riceverne 50cents sia un guadagno del 60% circa, ma ne siamo davvero sicuri?
      il 40% di tasse su quella tazzina non è un costo ad esempio?
      Inoltre vorrei anche focalizzare la tua attenzione sul fatto che non si lavora per “non rimetterci” ma per guadagnare (anche se poco) altrimenti che si lavora a fare?? 🙂
      per chiuedere caro Lucio, posso dirti che c’è spesso più onestà in chi ti serve un Espresso eccellente (perchè persona formata ed informata) a 1,20€ piuttosto che ricevere un caffè a 50cents da un barista che non ha la più pallida di cosa ti stia servendo.
      L’arroganza tutta Italiana di credere che “io faccio il caffè bene” ci fa spesso deridere dal resto del mondo, sopratutto da quella parte di mondo davvero formata ed informata sulla materia.

      grazie, a te che mi segui nel blog.

  3. |

    Mi occupo di distribuzione di prodotti alimentari per Bar. Devo dire che, non solo riguardo al caffe’ ci sono comportamenti incomprensibili da parte dei baristi.
    Per quanto riguarda i prodotti food, ed in particolare le brioches, l’atteggiamento e’ quello di comprare prodotti che cosatano la meta’ (e valgono la meta’) ma di continuare a venderle allo stesso prezzo.
    Questo comportamento genera una diminuzione delle vendite (io resto convinto che il consumatore conosce ancora cosa e’ buono e cosa non lo e’) che poi il barista attribuisce alla crisi.
    Ritornando al Suo articolo, non credo che la soluzione sia quella di dimezzare il prezzo della tazzina di caffe’, perche’ il Bar ha costi di gestione molto elevati, e una politica di dimezzamento dei prezzi, annulla le marginalita’.

  4. |

    Caro davide, prova a raccontare ad uno chef, che il prezzo da prativcare per il piatto che ci serve è poco più quello della materia prima utilizzata.
    Ti guarderà con aria fra il divertito e l’offeso. Ma il suo operare non vale niente? la sua capacità di trasformare la materia prima/semilavorato in prodotto finito?
    E’ la grande industria che promuove questo gingle, non per nulla dove ci sono catene, senza fare nomi, il “barista”, diciamo l’operatore, preme solo il pulsante e non si cura del prodotto servito.
    Giusta la puntualizzazione sulle brioches, altra faccia di uno stesso problema.
    E m i domando come mai il ristorante deve mettere l’asterisco quando serve prodotti surgelati, mentre al bar no: siamo in zona franca?
    Saluti
    Marco Paladini